martedì 13 dicembre 2016

[Oltre il Don] Il volo dell'SM81

Viaggi su viaggi e spostamenti interni su strade inesistenti, treni merci riadattati al trasporto delle truppe e - meno frequenti - voli militari sui Savoia-Marchetti Pipistrello nelle disponibilità degli ufficiali che di quando in quando trovavano posto per portare il Capitano Ferrari da un capo all’altro dell’Ucraina. Fra agosto e settembre Erminio visita decine di città e ispeziona centinaia di magazzini, depositi e autofficine.

E. Sacco - "Oltre il Don" Marlin Editore - Il Capitano Ferrari ritratto di fronte a un SM81 Savoia Marchetti Pipistrello
E. Sacco - "Oltre il DonMarlin Editore - Il Capitano Ferrari ritratto di fronte a un SM81
Volare comunque era pericoloso. Non solo per la contraerea, era pericoloso in sé. La vastità degli spazi da attraversare giustificava l’assunzione di rischio. E poi percorrere in macchina due o trecento chilometri su piste malridotte era solo di poco più sicuro. C’era il rischio – in vero fin troppo concreto per essere considerato solo un rischio – di incorrere in qualche imboscata come già era avvenuto di frequente in Croazia.

Poi c’era il caso. O meglio i casi, quella serie di eventi che si combinano fra loro per dare un risultato che si può valutare come unico o incredibile solo a posteriori. La vita è fatta di questo e siamo noi a voler leggere una correlazione perché il punto di vista interno al sistema ci fa pensare alla nostra realtà come l’unica possibile.

Da Stalino (Donetsk) a Voroscilovgrad (Luhans'k) sono 180 km di strade dissestate; praticamente una giornata di viaggio, tra andata e ritorno, utilizzando la macchina. Con l’aereo 45 minuti totali. E, con i superiori che insistono, la partenza va anticipata il più possibile. Il 23 agosto è fissata una ispezione a Wiedka al 51° Autoreparto Ambulanze e al rientro a Stalino si pianificherà il viaggio, forse già con il primo volo per Voroscilovgrad il 26.

E. Sacco - "Oltre il DonMarlin Editore - Il Capitano Ferrari al centro insieme al Capitano Antonio Boselli alla sua destra ed i suoi ufficiali del 51° Autoreparto Ambulanze.
Il Capitano Boselli del 51° Ambulanze è una persona affatto cordiale, pragmatico e disponibile offre una soluzione più immediata, mettendo a disposizione una delle sue macchine per il viaggio; Erminio, un po' a malincuore, accetta: andrà in auto. Il 25 agosto la partenza programmata per il giorno seguente salta: è necessario recarsi alle officine Fiat di Pulitowka, al parco Autoguasti, per una verifica degli automezzi presenti. Il viaggio a Voroscilovgrad viene rinviato e si dovrà rinunciare al passaggio in aereo perché il 27 agosto l’aereo, ormai, è già al completo.  

I casi della vita sono questi. Di essi ne è pieno questo diario, perché pieno di vita. Ogni esperienza di guerra dove l’esistenza e la sopravvivenza diventano sinonimi, appesi a un filo sottile. Così scrive il Capitano Ferrari al 28 agosto: “Oggi una grave disgrazia al campo di aviazione. Un SM81 è cappottato in partenza (per Voroscilovgrad). 15 morti. Quando penso che su quell’apparecchio avrei potuto esserci anche io...” (Brano tratto da E. Sacco “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale” – Marlin Editore)

martedì 6 dicembre 2016

[Oltre il Don] Presentazione di Oltre il Don presso la Casa della Memoria

Oltre il Don Marlin Editore presentazione Casa della Memoria e della Storia Roma
Invito alla presentazione di Oltre il Don (Marlin editore) presso la Casa della Memoria a Roma
Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale - Biblioteche di Roma
in collaborazione con Zètema
ti invitano alla


Presentazione di Oltre il Don (Marlin editore) presso la Casa della Memoria e della Storia martedì 13 dicembre 2016, dalle ore 18. Ingresso libero.

Oltre il Don. Un anno sul fronte Orientale. Diario di Guerra di Erminio Ferrari
di Eugenio Sacco

Intervengono: 
Eugenio Sacco, autore di Oltre il Don
Marco Palmieri, giornalista e storico
Alessandro Cremona, narratore

Oltre il Don è un diario di guerra e una testimonianza diretta della vita dei soldati sul fronte russo. Nasce in un contesto di ricerca storica e familiare, con l’intento di tracciare lo spaccato di un’epoca guardando la storia dal basso degli eventi di tutti i giorni e intrecciando questo sguardo con il reportage giornalistico e il racconto. Al centro degli avvenimenti è il Capitano autiere di complemento Erminio Ferrari, il cui percorso di guerra si snoda tra la fine del 1941 e la fine del 1942, dall’occupazione della Jugoslavia fino al fronte russo al seguito delle truppe dell’ARM.I.R. Ricco di emozioni e di avventure, il libro rievoca, insieme alle atrocità della guerra, il dolore della partenza, la fatica dei viaggi, il sorriso nelle difficoltà, lo spirito di goliardia cameratesco di tanti giovani scaraventati nel cuore incandescente del conflitto, sottolineando la gioia di vivere e la forza di volontà di chi ha fatto della fiducia nel ritorno un incrollabile sostegno.

Per ulteriori informazioni: https://goo.gl/1fcDDU

mercoledì 26 ottobre 2016

[Oltre il Don] Inferno sulla strada

E. Sacco - "Oltre il Don" Marlin Editore - Armir. Inferno sulle strade russe
E. Sacco - "Oltre il DonMarlin Editore - Armir. Inferno sulle strade russe

L’agosto del 1942 è il mese più intenso della permanenza di Erminio in Ucraina. L’attività delle truppe è in pieno svolgimento e gli attacchi sovietici incominciano a essere sempre più forti e le truppe dell’Asse sono costrette in più occasioni a ripiegare. Nelle retrovie è costante il lavoro per portare al fronte mezzi funzionanti e i rifornimenti necessari.

“Sono stato alzato tutta la notte. Ero di ispezione. Ho dovuto visitare magazzini, depositi viveri, carburanti. Tre parole d’ordine. La macchina mi è venuta a prendere a mezzanotte. Alle tre e mezzo mi ha riportato in caserma. Una stradaccia. Un ponte rotto. Una confusione d’inferno sulla strada.” (Brano tratto da E. Sacco “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale” – Marlin Editore)

Se sulla linea del Don infuria la battaglia, nel resto del paese regna il caos. Sono le avvisaglie che i colpi inflitti all’Asse stanno piegando le velleità tedesche di infliggere un colpo, anche solo simbolico, alla Russia di Stalin. 

mercoledì 12 ottobre 2016

[Oltre il Don] In viaggio per l'Ucraina

E. Sacco - "Oltre il Don" Marlin Editore - Soldati dell'Armir sulle piste russe
E. Sacco - "Oltre il DonMarlin Editore - Soldati dell'Armir sulle piste russe
“Eccomi di nuovo in partenza, non per Voroscilovgrad (Luhans'k) ma per Millerovo. Sarà un viaggetto di pochi giorni poi di nuovo qui per essere pronto a partire di nuovo. Partire… Partire sempre!” (Brano tratto da E. Sacco “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale” – Marlin Editore)

Alla fine del luglio 1942 l’attività di collegamento, controllo e organizzazione logistica di materiali e mezzi dell'Armir è molto intensa: al diminuire della disponibilità delle già esigue risorse si rende sempre più necessaria una razionalizzazione e un controllo delle disponibilità. Erminio viaggia senza sosta di oblast in oblast di città in città in condizioni spesso proibitive.

Nonostante lo spirito forte e la grande forza volontà l’età e lo stress incominciano a divenire insostenibili. Il Capitano Ferrari si ammala ed è costretto a letto per lunghi giorni. Riposo a letto e massaggi con alcol canforato sono i migliori rimedi medici che gli ospedali da campo possano offrire. Non resta che adattarsi e sfruttare il tempo per scrivere a casa e rimettersi in pari con la corrispondenza.

lunedì 25 luglio 2016

[Oltre il Don] Il viaggio verso Stalino

“Il movimento è ormai diminuito. Non più file interminabili di autocarri, di carri armati; motociclette che sfrecciano: scomparse. Anche degli aerei se ne vedono sempre meno. Si vede bene che il fronte si è allontanato. Oltre il Don, dicono.” (Brano tratto da E. Sacco “Oltre il Don. Un anno sulfronte orientale” – Marlin Editore)

E. Sacco - "Oltre il Don" Marlin Editore - Carri armati tedeschi verso il Caucaso
La sera del 18 luglio 1942 il Capitano Ferrari riceve a Charkov l’ordine di partire per Stalino, l’odierna Donetsk. Dopo aver regalato il proprio letto alla padrona di casa, Erminio si prepara alla partenza: trecento chilometri di strade inesistenti lo dividono da Stalino. Si parte in camion alle 4 del mattino del 20 luglio verso Merefa. Da qui la soluzione di trasporto più sicura e rapida è senza dubbio il treno che tentennando malfermo sulla rotaia giunge a sera a Lozovaja. Si dorme nel vagone.

Il nostro vagone, stanotte alle 3 ha cominciato a muoversi. - Dove va? Dove andiamo? “A Voroscilovgrad” Ha risposto una voce. Ma… Noi… Dobbiamo andare a Stalino…! Scendere! Scendere di fretta prima che il treno sia troppo lontano dalla stazione; e, col convoglio in moto, siamo scesi in piena campagna, abbiamo buttato i nostri bagagli e siamo ritornati a Lozovaia. Sul tardo mattino abbiamo imbroccato il treno buono per Jassonovataia” (Brano tratto da E. Sacco “Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale” – Marlin Editore)


E. Sacco - "Oltre il Don" Marlin Editore - Ponte sul Dnipro
Un’altra notte trascorsa in viaggio, dormendo nella stazione di Jassonovataia - sobborgo nell’oblast di Stalino - all’interno di un carro bestiame. Con le ossa rotte il Capitano Ferrari riprende il proprio viaggio con un mezzo di fortuna: un autocarro italiano che gli offre un passaggio fino all’Intendenza dell’ArmIR di Stalino, presso la quale arriva la sera del 23 luglio per ricevere subito l’ordine di ripartire subito. Altri chilometri, altre strade e treni verso oriente.

mercoledì 6 luglio 2016

[Oltre il Don] L'Armir e la situazione sul Donetsk

Le truppe italiane avanzano e con loro avanza l’estate. Il fronte si sposta sempre più a est, verso il Don, verso Stalingrado. Charkov, Stalino e molte altre città sono ormai completamente sotto il controllo delle forze dell’Asse, vengono bersagliate di meno dai bombardieri russi, concentrati su obiettivi più importanti: “I piloti russi si sono evidentemente esauriti. Ci hanno finalmente lasciati tranquilli tutta la notte.” (cfr. “Oltre il Don”, Marlin Editore). Scrive così il Capitano Ferrari nella pagine del suo diario, ai primi di luglio. Certo la situazione non è tranquilla, la guerra incombe come prima e nei frequenti spostamenti la tensione è sempre alta. A un anno dall'avvio la blitzkrieg tedesca avviata con l'operazione Barbarossa, può dirsi comunque fallita. I russi si stanno riorganizzando e la battaglia di Stalingrado segnerà l'inizio della fine per la campagna dell'Asse.

E. Sacco - "Oltre il Don" Marlin Editore - Isbe nella campagna ucraina
Ormai di base a Charkov, Erminio ha trovato una sistemazione presso una abitazione civile e nel diario racconta stralci di vita quotidiana della popolazione ucraina, narra dell'attività nei campi, le condizioni dei contadini, fotografa scorci di pura e semplice realtà. Ci parla della persona che li ospita: “Buona, gentile, generosa la vecchietta che abita la mia casetta. So oggi che mi ha ceduto l’ultima camera possibile della casa. Mi avrebbe dato anche un letto ma… Non l’aveva. Dormiva come dorme ora, per terra su un saccone di paglia. Quando vado via le regalerò il mio letto. Ora non posso darle che un po’ di pane. I due terzi della mia razione. Io non riesco a mangiare neanche quello che resta, non ho mai fame.” (cfr. “Oltre il Don”, Marlin Editore). 


E. Sacco - "Oltre il DonMarlin Editore - Treno ospedale nei pressi di Yassinovataja
La tensione e lo stress lo affliggono, causandogli dolori e inappetenza. Gli uomini del CSIR, reduci dal primo durissimo inverno, hanno atteso con impazienza l'arrivo delle truppe dell'ArmIR ma il rinforzo non sembra offrire i risultati sperati: divisioni di Alpini attrezzati per affrontare le montagne, con ramponi e corde, si trovano spiazzati dalla torrida estate ucraina e dalle pianure sconfinate. Già dalla partenza del CSIR, il generale Zingales a capo del Corpo di Spedizione, aveva sollevato il problema dei mezzi insufficienti e degli equipaggiamenti inadeguati purtuttavia ricevendo da Mussolini una sola risposta: "Generale, mi chieda soltanto medaglie al valore per i suoi uomini". Mentre l'estate avanza e con essa le truppe italiane, si prospettano ancora lunghi periodi di combattimento.

lunedì 27 giugno 2016

[Oltre il Don] Intervista a Davide Dal Bosco su Pino Bellinetti



Nel precedente post del blog diOltre il Don, dedicato ai continui viaggi del Capitano Ferrari durante la propria permanenza sul fronte orientale, tra l'Ucraina e la Russia, (http://oltreildon.blogspot.com/2016/06/eugenio-sacco-oltre-il-don-marlin-editore-armir-8-armata-italiana-in-russia.html), ho avuto modo di fare cenno alla corrispondenza particolare dal fronte realizzata da Erminio e indirizzata all’amico giornalista Pino Bellinetti, all’epoca direttore della testata “La Scure” di Piacenza. Con il medesimo spirito di ricerca che mi aveva condotto al recupero di questa piccola storia all’interno della grande Storia della seconda guerra mondiale, ho seguito fin dove mi è stato possibile alcune vicende tra le molteplici che si sono intrecciate con quella di Erminio, partendo da brevi appunti, note a margine del diario, nomi o riferimenti a eventi di quel 1942 nel quale ha luogo la storia del Capitano Ferrari sul fronte orientale.

Fra queste storie una che ha catturato sin da subito il mio interesse è stata proprio quella di Pino Bellinetti. E a soddisfare subito il mio desiderio di scoperta è stato un libro eccezionale, per cura e completezza; dalla sua lettura ho appreso molto su questa figura di intellettuale sui generis, giornalista di razza, ideologo e al contempo dissidente del fascismo; dal momento, quindi, che altri prima e meglio di me avevano affrontato nella maniera più esaustiva il tema, ho potuto risparmiare tempo ed energie. Il volume in questione, scritto da Davide Dal Bosco, è nato come tesi di laurea curata dal professor Mario Isnenghi e prende il titolo di “Pino Bellinetti. Un giornalista in camicia nera” (Ed. Minelliana); si tratta di un lavoro magistrale, ricco di informazioni e aneddoti che offre ampi spunti di riflessione sul giornalista polesano e sulla storia dell'Italia fascista.

Di conseguenza, per presentare al meglio la figura di Bellinetti ho deciso di coinvolgere proprio Dal Bosco che mi ha concesso con grande disponibilità una intervista nella quale abbiamo cercato di tratteggiare attraverso ampie campiture la figura, il carattere e l’importanza di questo grande giornalista, nella speranza di suscitare nel lettore una curiosità sufficiente ad approfondire i dettagli e le sfumature della vita, del lavoro e delle opere di Pino Bellinetti.

“Pino Bellinetti. Un giornalista in camicia nera” (Ed. Minelliana)

Dottor Dal Bosco, vorrei iniziare subito facendole la domanda più complessa e più interessante: chi era Pino Bellinetti per il regime fascista?

Uno strenuo sostenitore e insieme una spina nel fianco delle gerarchie; uno squadrista, e tuttavia, in alcuni – seppur brevi – momenti della sua vita, persino un dissidente; un politico, senza l’ambizione di esserlo;  il prototipo di quella figura di “intellettuale militante” – per riprendere un’espressione coniata da Mario Isnenghi –, la cui attiva opera di partecipazione ideologica garantì, durante il Ventennio, la diffusione e l’applicazione a livello periferico dei messaggi e delle direttive impartite dal potere centrale, ma al contempo una presenza scomoda, tenacemente polemica, a tratti mal tollerata dalle alte sfere fasciste.

Bellinetti
fu questo ed altro ancora, ma non c’è dubbio che per capacità, per aspirazione e per vocazione egli volle essere e fu soprattutto un giornalista. Sia chiaro: giornalista di parte, nettamente schierato, insomma un giornalista fascista, che nonostante le continue polemiche nei confronti dei suoi stessi camerati o del gerarca di turno, rimase un irriducibile fiancheggiatore del regime, verso il quale non si pose mai, neanche nei momenti di maggiore isolamento politico, in un atteggiamento di aperta opposizione, né rinnegò mai le proprie idee.

Animato per tutta la vita da un insopprimibile spirito rivoluzionario, Bellinetti credette di vedere nel fascismo una rivoluzione nazionale, antiborghese e antisocialista, erede ultima e legittima di un’epopea che dalle lotte risorgimentali, passando per la grande guerra, avrebbe dovuto condurre alla creazione di un’Italia nuova e di un nuovo modello di italiano. Un “rivoluzionarismo” estremo il suo, un’idea della “rivoluzione” come categoria permanente della politica (mantenuta anche quando la “rivoluzione” smise di essere tra le parole d’ordine della stessa propaganda di regime), che furono certamente tra i tratti peculiari di tutta la sua attività politico-professionale, ma che mescolati al suo purismo fascista e ad una certa irriverenza verso l’autorità, gli costarono non pochi problemi disciplinari.

Da questo breve ritratto ne esce fuori una figura di uomo e giornalista di grande statura, intelletto e coraggio. Quale contributo, storico e culturale, ha portato il suo approccio di intellettuale fuori dagli schemi?

Dobbiamo ritornare agli anni polesani, alla Rovigo a cavallo tra il 1920 e i primi anni ’30, ovvero alla stagione più intensa e probabilmente più fervida, sia politicamente che intellettualmente, che questa terra abbia attraversato nella storia del suo Novecento:  sono questi gli anni della piena e definitiva affermazione di Bellinetti, durante i quali, per la forza della sua personalità, per i legami politici che aveva stretto, per la qualità della sua penna, egli seppe imporsi come l’intellettuale di punta del nuovo partito dominante, il partito fascista, assurgendo ad un ruolo di primaria importanza in campo culturale non meno che politico.

Politico, poiché fu tra i fondatori del fascismo rodigino, partecipò ad alcune azioni squadristiche, nei giorni caldi della marcia su Roma fu nel quadrumvirato che assunse il controllo della provincia, e una volta salito al potere Mussolini, capeggiò il movimento dei “dissidenti” interni, in opposizione all’elemento agrario e ai “falsi fascisti” che erano saltati per tempo sul carro dei vincitori.

Venne espulso dal partito per questo, rientrandovi solo dopo il delitto Matteotti, per dedicarsi stavolta totalmente all’attività giornalistica. E da giornalista continuò a suo modo la lotta politica: ferocemente antisocialista e anticlericale, condusse, dalle pagine del “Corriere del Polesine” durissime e violente polemiche contro i locali capi socialisti e popolari (su tutti Giacomo Matteotti e Umberto Merlin), non mancando di dire puntualmente la sua sulle lotte intestine allo stesso fascismo, sia nazionale che provinciale.

Ma protagonista, abbiamo detto, lo fu anche in campo culturale, amante com’era della musica e del teatro (al punto da farsene costruire uno in casa per inscenare rappresentazioni tra amici), della letteratura e delle arti figurative.
Quando nel 1926 Vincenzo Casalini, allora uomo forte del partito in Polesine, lo chiamò alla guida del nuovo organo della Federazione, “La Voce del Mattino”, Bellinetti fece della redazione del giornale un salotto politico-letterario, circondandosi di giovani collaboratori, poeti, letterati, cronisti spiantati, artisti, molti dei quali rappresentanti di quella che possiamo certamente definire come la “scapigliatura” rodigina.

Da qui, egli agì da animatore e figura di riferimento – e in un certo senso di “protezione” – di questo gruppo che, grazie al dinamismo intellettuale dei suoi membri, divenne centro di una rete di contatti, corrispondenze, rapporti, coinvolgendo esponenti del giornalismo, delle arti, delle lettere e della politica, di livello locale e nazionale, le cui firme andarono puntualmente ad impreziosire le pagine della “Voce”.

Ecco, credo vadano riconosciuti a Bellinetti questi meriti, aldilà delle sue posizioni politiche: da un lato, di aver saputo favorire e incoraggiare le potenzialità espressive di un piccolo ma prolifico “parnaso” rodigino, che fu protagonista praticamente di ognuna delle iniziative, delle manifestazioni, e degli eventi degni di un qualche rilievo che sul piano culturale caratterizzarono quella stagione polesana, e dall’altro, di aver così contribuito a creare le condizioni affinché Rovigo avesse un suo posto nel clima socio-culturale italiano di quegli anni.

È, del resto, un atteggiamento, uno stile direzionale, questo di Bellinetti, nel suo farsi promotore di cultura, che si può ritrovare anche nelle sue esperienze successive, come appunto a Piacenza, dove continuarono le numerose frequentazioni con artisti, pittori e scultori, grandi firme del giornalismo italiano e politici di primo piano, e dove riuscì ad imprimere un nuovo dinamismo al giornale, “La Scure”, caratterizzandolo con il suo tipico stile appassionato e polemico, e rivoluzionandone anche la veste grafica, specialmente quella della prima pagina.

Prima pagina de "La Scure", quotidiano piacentino diretto da Pino Bellinetti
Pur non avendo dettagli su modo e tempo in cui Pino Bellinetti ed Erminio Ferrari vennero in contatto, abbiamo evidenza degli articoli pubblicati su “La Scure”. Reportage di guerra, chiamati corrispondenze speciali, dal fronte russo: a metà fra la lettera dal fronte e il giornalismo embedded. Come si inserisce questo nella storia personale di Bellinetti e nella sua esperienza sullo stesso fronte con lo CSIR?

Bellinetti fu spedito a Piacenza, alla direzione de “La Scure”, organo della locale federazione fascista, nell’aprile del 1938. Vi giungeva da Reggio Emilia, dopo circa tre anni durante i quali era stato a capo di un altro quotidiano di quella città, “Il Solco Fascista”, a cui era stato comandato dopo la sua cacciata da Rovigo, salvo poi esserne rimosso per alcune campagne di stampa evidentemente poco gradite alle autorità locali.

Allo scoppio della guerra, nel giugno del ’40, richiamato alle armi con il grado di Capitano, anche Bellinetti – come presto sarebbe stato per suo fratello Toni, volontario in Russia al seguito del CSIR, e suo figlio Guido, dispiegato in Nord Africa nei battaglioni “Giovani Fascisti” –, avrebbe voluto partire per il fronte, ma ciò non accadde mai: i vertici militari, infatti, lo trattennero costantemente nelle retrovie per quasi un anno, ricongedandolo nell’estate del 1941.

Evidentemente, gli alti comandi nutrivano serie preoccupazioni sul fatto che la presenza di un giornalista indocile come lui nel bel mezzo dei teatri di guerra, avrebbe potuto crear loro non pochi fastidi e imbarazzi, per il rischio che l’impreparazione militare e l’inadeguatezza di mezzi, forniture ed armamenti delle nostre forze armate potessero essere svelati all’opinione pubblica attraverso le pagine di un giornale.

Timori che si rivelarono fondati, visto che sulla “Scure” Bellinetti pubblicò delle “corrispondenze”, se così vogliamo chiamarle, inviategli dal fronte russo da una fonte privilegiata come suo fratello, e che attraversando non si sa come le maglie della censura, giungevano a destinazione raccontando le molte insufficienze dell’esercito e dei servizi. Per queste violazioni del segreto militare, cui era tenuto come ufficiale, fu sanzionato con la sospensione di 6 mesi dal grado.

Insomma, come si può vedere, non era inusuale trovare sulle pagine de “La Scurecronache redatte da corrispondenti per così dire improvvisati, tutt’altro che professionisti, ma a cui il direttore era ben lieto di dare spazio. Le missive di Erminio Ferrari ne sono ulteriore esempio, e sebbene esse possano anche non aggiungere nulla di nuovo sul piano del riscontro storico, non può certamente sfuggire il valore umano – con implicazioni anche personalissime per Bellinetti –, di testimonianze di vita provenienti da un fronte che rappresentò una delle pagine più drammatiche per l’Italia nel secondo conflitto mondiale.

Pino Bellinetti. Un giornalista in camicia nera (Ed. Minelliana)
Volendo trarre un bilancio “professionale” del lavoro di Pino Bellinetti, quali sono stati secondo Lei gli elementi di vera grandezza di questo intellettuale?

Credo che si debba parlare di Bellinetti in termini di originalità, per aver egli rappresentato, all’interno dell’ambiente natio, un elemento di eccentricità, di rottura col recente passato, e non solo per il suo personalissimo stile giornalistico, capace di spaziare tra argomenti sociali, di costume, di cultura, in un’ampia gamma di interessi e con una prosa non da semplice cronista di provincia (varrà anzi la pena di notare come, dal punto di vista formale, in esso emergessero, tra le diverse contaminazioni rintracciabili, due linee di maggiore influenza: quella dei manifesti futuristi, specie per il ritmo, l’aggressività espositiva, il periodare assertivo e perentorio; e quella rappresentata - in ossequio alla sua passione per la rivoluzione francese - dalle opere di storici come Lamartine, Thiers, Chateubriand, dai quali acquisì una certa enfasi retorica e alcuni accorgimenti espressivi); ma soprattutto per essersi posto quale agente catalizzatore delle nuove tendenze culturali emergenti all’inizio del XX secolo.

E in questo si può riconoscere il suo essere stato un “prodotto” caratteristico dello spirito del proprio tempo, di quella animata temperie culturale, politica, sociale che segnò così profondamente la storia d’Italia del primo ‘900: intendo dire che Bellinetti ha rappresentato la perfetta espressione delle inquietudini, della crescente incapacità di adattamento alla nuova società di massa, e dell’ansia di rivolta contro il sistema liberal-parlamentare da un lato e l’arrembante proletariato dall’altro, di quella che Luigi Salvatorelli indicava – nel suo preziosissimo libretto intitolato Nazionalfascismo – come la “piccola borghesia umanistica”, e in particolare delle sue componenti più giovani.

Questo strato sociale fu il più sensibile alle parole d’ordine e ai miti vagheggianti la grandezza nazionale, l’imperialismo italiano, l’interventismo, il primato dell’azione sulla politica, la bellezza del gesto eroico e violento, propugnati in vario modo, nell’anteguerra, da movimenti come nazionalismo e futurismo e dalle molteplici filosofie vitalistiche e irrazionalistiche allora in voga, così come alla propaganda fascista dopo, che li riprese ampiamente.

La formazione intellettuale del giornalista polesano attinse a piene mani in questa cultura politica “sovversiva” che da destra, ma anche da sinistra (si pensi al sindacalismo rivoluzionario), prospettava prossimi scenari di rivoluzione, identificata prima nella “grande guerra”, voluta e combattuta da chi come lui la riteneva l’occasione per “nazionalizzare” le masse, e quindi nel fascismo, in cui molti si illusero di identificare l’unico e legittimo erede della vittoria e dei valori del combattentismo e la promessa di un nuovo ordine morale prima ancora che sociale.

Affrontare lo studio di una personalità come quella di Bellinetti, significa, dunque, confrontarsi con uno spaccato emblematico dell’agglomerato ideologico di un’epoca, sul quale il fascismo fondò le proprie fortune.


lunedì 20 giugno 2016

[Oltre il Don] Reportage di guerra

Eugenio Sacco - Oltre il Don” Marlin Editore - Giugno '42 Soldati italiani sulle piste russe
L’Armir, l’8 armata italiana in Russia, è impegnata ormai da due mesi sul fronte orientale. Il Capitano Ferrari viaggia incessantemente fra gli accampamenti, i Comandi di tappa, i depositi e le officine per coordinare la rete di rifornimento e approvvigionamento delle truppe italiane. Visita le maestose officine delle fabbriche tedesche impiantate in Russia e quelle italiane, officine Fiat appena un po’ meno imponenti ma comunque gigantesche, che suscitano in lui una grande stupore. Erminio Ferrari era un viaggiatore, abituato a conoscere mondi differenti e confrontarsi con realtà diverse dalla rurale terra natìa emiliana; di fronte all’ordine di grandezza russo-ucraino, di tutt'altro livello, il Capitano Ferrari non può trattenere un moto di sorpresa e ammirazione.

Eugenio Sacco - Oltre il Don” Marlin Editore - Giugno '42 Camion italiani sulle piste russe
In questo contesto di viaggio ininterrotto nascono due reportage di guerra: un ibrido fra la lettera dal fronte e il giornalismo embedded. In fondo Erminio era entrambe le cose, sia un soldato al fronte che un giornalista fra le truppe e il giornale che le pubblicò colse perfettamente questo valore, presentando ciascuna di esse sotto il nome di corrispondenza speciale. "Colonne italiane sulle piste russe" e "Nomadi", riprodotti integralmente su "Oltre il Don" (Marlin editore), furono pubblicati per la prima volta dal quotidiano piacentino "La Scure" fra il luglio e l’agosto del 1942. Essi sono il frutto della collaborazione del Capitano Ferrari con il direttore della testata, Pino Bellinetti, grande giornalista e suo amico; ricchi di descrizioni della vita al fronte, restituiscono immagini cariche di significato dipinte con parole di verità e dignità, dedicando una grande attenzione alla condizione dei soldati italiani e della popolazione civile.

Eugenio Sacco - Oltre il Don” Marlin Editore - Luglio '42 - Prima pagina de La Scure di Piacenza diretta da Pino Bellinetti

venerdì 17 giugno 2016

[Oltre il Don] Intervista a Eugenio Sacco sul libro "Oltre il Don" (Marlin Editore)


Arriva anche la versione completa dell'intervista realizzata sul libro "Oltre il Don. Un anno sul fronte Orientale" pubblicato da Marlin Editore nella collana Filo Spinato diretta da Mario Avagliano e Marco Palmieri.

Info su:
Fb: https://www.facebook.com/oltreildon/

G+: https://plus.google.com/+OltreildonBlogspotIt/posts

Pinterest: https://it.pinterest.com/esacco82/oltre-il-don/

Marlin Editore: http://www.marlineditore.it/shop/85/85.xhtml

Per acquistare il libro:
LibreriaUniversitaria.it: http://www.libreriauniversitaria.it/oltre-don-anno-fronte-orientale/libro/9788860430977

Unilibro.it: http://www.unilibro.it/libro/sacco-eugenio/oltre-don-anno-fronte-orientale-diario-guerra-erminio-ferrari/9788860430977

IBS.it: http://www.ibs.it/code/9788860430977/sacco-eugenio/oltre-il-don-un.html

LaFeltrinelli.it: http://www.lafeltrinelli.it/libri/sacco-eugenio/oltre-don-un-anno-sul/9788860430977

Amazon.it: https://www.amazon.it/fronte-orientale-Diario-Erminio-Ferrari/dp/8860430976

MondadoriStore.it: http://www.mondadoristore.it/Oltre-Don-anno-sul-fronte-Eugenio-Sacco/eai978886043097/

giovedì 16 giugno 2016

[Pubblicato Oltre il Don] Acquista ora Oltre il Don! Finalmente disponibile online e in libreria

Eugenio Sacco - Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale - Marlin Editore
Annuncio con piacere che Oltre il Don è stato ufficialmente pubblicato! Da oggi è finalmente possibile acquistarlo nelle librerie, in tutti i book shop online e sul sito della casa editrice Marlin a questo indirizzo: www.marlineditore.it/shop

Qui di seguito una lista aggiornata dei principali siti sui quali è disponibile per l'acquisto:





Per ogni altra informazione relativa al libro "Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale" di Eugenio Sacco (Marlin ed.) è possibile consultare la pagina di informazioni su questo blog, contenente tutti i link alle pagine sui social network relative al libro: http://oltreildon.blogspot.it/p/informazioni-su-https.html

giovedì 9 giugno 2016

[Oltre il Don] Nel cuore del conflitto

Eugenio Sacco - Oltre il Don” Marlin Editore - Giugno '42 Sede Comando Delegazione C
Con il mese di giugno la narrazione contenuta nel Diario di guerra di Erminio Ferrari raggiunge momenti di grande intensità. Nel cuore dell’Ucraina l’esercito italiano è schiacciato fra gli spazi sconfinati lasciati alle spalle da mesi di avanzata sul fronte orientale e una linea di battaglia che si sta spostando via via oltre il Don. Dopo la seconda battaglia di Kharkov svoltasi nel maggio del 1942 nel corso della quale l’esercito nazista aveva riportato una pesante vittoria su quello sovietico era iniziata l’offensiva delle truppe dell’Asse nel quadro dell’Operazione Blu voluta da Hitler; dall’area del Donec, verso la fine del mese di giugno, iniziava a prendere le mosse la manovra che sarebbe poi sfociata nella grande battaglia di Stalingrado.

Eugenio Sacco - Oltre il Don” Marlin Editore - Giugno '42 verso Izyum: "Il fronte a 20 km. Si sentono le prime cannonate"
 Il Capitano Ferrari commentava così la situazione: “Accompagnamento, specie di notte, di musica militare eseguita da motori di tutti i generi. Contrabbasso: le bombe dei piloti rossi. E fuochi d’artificio, bellissimi. Pallottole sfreccianti a migliaia. Io che credevo d’annoiarmi! A Stalino (Donetsk) c’era qualcuno che riusciva a captare qualche onda italiana e si aveva qualche volta il nostro bollettino, qui niente. Continua con crescendo la musica russa. Di qui, dal 188°, la si sente bene perché siamo a 500 metri dal Campo d’aviazione e quei signori fanno volentieri le serenate all’Aereodromo.” (Brano tratto da “Oltre il DonMarlin Editore).

Eugenio Sacco - Oltre il Don” Marlin Editore - Appena entrati a Izyum
Nasce da qui, in questa regione, in questi giorni di giugno del 1942 l’inizio della fine; sulla linea che va da Kharkov a Izyum passando per Stalino fino a Voroscilovgrad si delineano i tratti della disfatta con un importante rovesciamento nelle parti, nel giro di pochi mesi: sotto la spinta delle proprie vittorie la Germania nazista insegue le truppe sovietiche, quasi in rotta, oltre la linea del Don fino ad assediare Stalingrado. L’esito della battaglia che ne consegue, protrattasi fino al febbraio del 1943, con la pesante vittoria sovietica sarà determinante per porre le basi della sconfitta dell’Asse.

sabato 28 maggio 2016

[Oltre il Don] Con l'Armir sul fronte russo


La partenza per il fronte orientale avviene la mattina del 21 maggio 1942. Il Capitano Ferrari è a Bologna, presso il Comando tappa dello CSIR, per gli ultimi preparativi. Alle 4.20 del mattino il treno per la Russia lascia la stazione per portarlo attraverso il cuore dell’Europa fino a Stalino (Donetsk) in Ucraina: via Tarvisio, Vienna, Cracovia, Leopoli (L'viv), Dniepropetrowsk (Dnipropetrovsk) fino a destinazione. Le prime truppe scelte per formare l’8 armata in Russia, unendosi al Corpo di Spedizione Italiano in Russia, hanno iniziato a muoversi in treno nelle settimane precedenti; fra di esse vi sono nomi rimasti nell’immaginario collettivo come espressione di valore e coraggio: le Divisioni Sforzesca, Ravenna e Cosseria, l’Alpina Tridentina, la Julia e la Cuneense insieme a molti altri uomini impiegati nella Campagna Italiana in Russia per un totale di 230mila soldati schierati sul fronte orientale alla fine del 1942. Il Capitano Ferrari era alle dipendenze dirette dell’Intendenza dell’ArmIR, guidata dal Generale Biglino (“Energico, quadrato, militare all’ennesima!” Cfr. Oltre il Don”. MarlinEditore) nella sezione Trasporti presso il 188° Autoreparto Pesante.

Maggio 1942 - Comando di tappa italiano a Vienna - Eugenio Sacco "Oltre il Don" Marlin Editore

Il trasferimento inizia fra molte difficoltà; lo coglie sin da subito un malessere generale, dovuto probabilmente allo stress nervoso o alle condizioni di viaggio. Il giorno 22 di maggio Erminio scrive: “Arrivo a Vienna Südbahnhof alla sera, alle ore 22, in pessime condizioni” (Cfr. Oltre il Don”. MarlinEditore). La malattia si protrae per alcuni giorni, prima di consentirgli di ripartire. Il 28 maggio finalmente il medico acconsente alla ripartenza in treno e giunge a Leopoli: “Una grande città Leopoli. Dicono che avesse dai 6-700 mila abitanti. Ora è per tre quarti in rovina.” (Cfr. Oltre il Don”. MarlinEditore).


Giugno 1942 - Palazzo dell'intendenza a Stalino (Donetsk) - Eugenio Sacco "Oltre il Don" Marlin Editore
Da Leopoli, il Capitano Ferrari riparte il 30 di maggio per il fronte su di un treno militare tedesco. Attraverso la campagna ucraina esprime il proprio stupore per la vastità dei campi coltivati, gli spazi sconfinati e le distese di frumento a perdita d’occhio. In queste descrizioni, nello sguardo che rivolge al mondo intorno a sé si trova ciò che mi ha fatto appassionare a questo lavoro e mi ha spinto a ricostruire la vicenda di Erminio Ferrari attraverso le pagine di Oltre il Don. La grande bellezza di un momento lontano in circostanze uniche come possono esserlo solo quelle di un conflitto mondiale e lo sguardo che non si fa oscurare dalla contingente bruttura portata nel mondo dalla guerra. L’arrivo a Jassonovataia (Jasynuvata) avviene due giorni più tardi. Da lì Erminio prosegue in camion per Stalino, dove giunge nella serata del 2 giugno 1942, accolto dal benvenuto dei bombardieri russi.

domenica 22 maggio 2016

[Anteprima] Intervista a Eugenio Sacco su Oltre il Don (Marlin Editore)

Anteprima dell'intervista realizzata sul libro "Oltre il Don. Un anno sul fronte Orientale" in pubblicazione per Marlin Editore nella collana Filo Spinato diretta da Mario Avagliano e Marco Palmieri.



E. Sacco - Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale (Marlin Editore)


E' possibile seguire tutte le notizie relative al libro Oltre il Don, in pubblicazione per Marlin Editore, anche attraverso le pagine dedicate su Facebook e G+:

martedì 10 maggio 2016

[Oltre il Don] Al Comando di tappa dell'Ar.M.I.R.

Dal primo di maggio è entrato in funzione il Comando di tappa dell’Armir, con sede a Bologna. In questi primi giorni del mese fervono i preparativi per l’invio delle nuove truppe al fronte. L’impegno militare messo in campo dall’Esercito Italiano è imponente, uno sforzo che porta al limite delle possibilità uomini, mezzi e armamenti.

Eugenio Sacco Oltre il Don Marlin Editore
E. Sacco - Oltre il Don. Un anno sul fronte orientale (Marlin Editore)

Il Capitano Ferrari, richiamato in Italia all’Autoparco di Chivasso, viene convocato a Bologna presso il Comando. Da lì viene inviato a Torino per prendere in consegna il proprio equipaggiamento: “Ritiro al I Autocentro elmetto, maschera e coperte. Riparto in serata per Bologna” (Brano tratto da Oltre il DonMarlin Editore). Nei mesi successivi, avrà modo di descrivere nelle pagine più intense del diario, quanto siano state importanti quelle coperte per la propria sopravvivenza alle temperature rigide delle notti russe.

Eugenio Sacco Oltre il Don Marlin Editore
[Oltre il Don] Maggio 1942 - La moglie Selene e la casa di Roma
Rientrato a Bologna, gli viene comunicato che la partenza per la Russia è fissata per il 21 di maggio. Così, dal momento che gli viene concessa una breve licenza, Erminio si reca a casa, a Roma, per trascorrere del tempo con la propria famiglia, per assicurarsi che la moglie Selene abbia almeno il necessario per affrontare i mesi successivi; in questa fase del conflitto, i giorni appaiono quanto mai incerti, figurarsi i mesi.


Eugenio Sacco Oltre il Don Marlin Editore
[Oltre il Don] 1942 Giuseppe, il figlio di Erminio
Trova il tempo per incontrare il figlio Giuseppe, partito soldato a inizio anno, anch’egli in licenza a Roma. E’ un momento molto importante, anche se ciò non traspare dalle pagine del diario. La certezza di Erminio è che tutto andrà per il meglio, che tornerà e con lui tornerà anche il figlio e si ritroveranno a Roma. Questa previsione non verrà mai smentita nei fatti ma trascorreranno quasi due anni, l’armistizio e una prigionia in Germania, prima che ciò si possa avverare.

Eugenio Sacco Oltre il Don Marlin Editore
[Oltre il Don] 1942 Roma - Erminio su Benelli 500 VLM di fronte alla chiesa della "Gran Madre di Dio" a Ponte Milvio